ATB
  • home
  • chi siamo
    • l’associazione
    • staff
    • dove operiamo
    • pubblicazioni
    • bilanci
    • dicono di noi
  • cosa facciamo
    • attività
    • sviluppo locale
    • welfare e diritti
    • narrazioni
    • progetti
  • news
  • multimedia
  • contatti
  • Cerca
  • Menu

LE ROSE NERE di BORKA PAVICEVIC

Maggio 27, 2013/in Narrazioni /da admin
Print Friendly, PDF & Email

Beviamo un caffè in un motel, subito dopo il confine con la Croazia (il bosco diradato lungo la strada è una salvezza in caso di incendio perché privo di sottobosco) e identifichiamo le amicizie in comune. Questo mi dà il coraggio di domandare, mentre ci avviciniamo a Prijedor (dopo che la maggioranza dei passeggeri è scesa a Banja Luka e abbiamo attraversato un’altra volta un confine): “Ditemi, dove era il campo di concentramento, dov’è Omarska?”. Sto ancora pensando a quella giovane coppia, scesa a Banja Luka, venuta per un matrimonio. Grazie ai cellulari siamo stati informati di tutti i dettagli della festa: chi sono gli ospiti, cosa ha detto il suocero e che cosa ha commentato la suocera. È chiaro – sono giorni di fine settimana – sabato e domenica, giornate per fare viaggi, visite e matrimoni. E per la musica.

“A destra c’è il monte Kozara. Non c’è nulla di più bello a marzo della fioritura delle prugne, era così anche quando ero giovane” dice la signora Zec. “Tutto è bianco. È già successo una volta, proprio in questo periodo, le prugne hanno fiorito a febbraio. È da quelle prugne che nasce la famosa grappa del Kozara. Quella fabbrica là a sinistra, vede quelle mura, lì c’era il campo di Omarska”. L’uomo dietro di noi tace nonostante la signora Zec cerchi di invitarlo con gli occhi a dare la propria testimonianza. “Non è successo all’improvviso. Già nel 1986 esistevano le “Rose nere”, gruppi nazionalisti di persone di tutte e tre le parti che stavano preparando il terreno”.

“Oh, Kozara, Kozara, oh mia fitta foresta (2x)

In te, in te ci sono tanti partigiani” (1941/1945)

La sala cinematografica “Kozara” di Prijedor è quasi piena. Ci sono tanti giovani, simili ai loro coetanei ovunque nel mondo, ma ci sono anche i più anziani. C’è anche una proiezione. È venuta pure la signora Zec, diceva che avrebbe portato anche sua sorella che non si sentiva bene. Proprio per questo era venuta a Prijedor. Anche la sorella c’è, entrambe sono molto belle. Sono l’interlocutrice del poeta ed attore Darko Cvijetic. Ci siamo incontrati qualche tempo fa all’aeroporto di Milano, tra le guerre nostre e quelle di Beirut, stavo proprio tornando da lì. Allora era silenzioso e disperato. Oggi a Prijedor lo trovo raccolto e preoccupato. In un momento in cui c’era troppa cultura mi è sembrata una cosa saggia leggere il testo di Pavle Levi, Kapo Omarske [Il Kapò di Omarska]: “Non ho guardato il film “Sveti Georgije ubiva aždahu” [San Giorgio uccide il drago] – né penso di guardarlo. Una parte di questo film è stata girata a Omarska, all’interno del complesso minerario in cui durante la guerra di Bosnia Erzegovina fu eretto il campo di concentramento per non-serbi (ve ne furono diversi sul territorio della municipalità di Prijedor). Dal maggio all’agosto del 1992 migliaia di persone sono passate per Omarska e di queste in diverse centinaia hanno perso la vita. I corpi di tante vittime non sono ancora stati ritrovati – si dice che vi siano resti umani non-identificati nelle cave minerarie e nelle fosse comuni, primarie e secondarie, che si trovano nel complesso minerario…”.

Silenzio. Guardo negli occhi l’organizzatore di questa serata, Sudbin Musić, cittadino di Prijedor il cui padre è una delle “centinaia di vite perdute”. Sudbin è membro del gruppo di lavoro “Cetiri lica Omarske” [I quattro volti di Omarska], un progetto artistico nato nel 2009 per volontà di Milica Tomić. Toccata dall’approccio politico del testo di Pavle Levi, ha formato il gruppo che “indaga le strategie di produzione di memoriali prendendo posizione da quelli la cui esperienza e conoscenza vengono soffocate, rifiutate ed escluse dalle memorie e dalla storia pubblica.” Il lavoro de “I quattro volti di Omarska” viene portato avanti da una rete di rapporti umani, di esperienze, opinioni e discussioni sui tre periodi e sui quattro volti della miniera di Omarska:

Complesso minerario di Omarska, in Bosnia Erzegovina nel periodo di socialismo.

Campo di concentramento di Omarska, luogo di uccisioni di massa e di torture del periodo della guerra nell’ex-Jugoslavia.

Complesso minerario di Omarska con la compartecipazione maggioritaria della compagnia multinazionale Arcelor Mittal.

Omarska come location delle riprese dell’attuale produzione cinematografica serba del film storico ed etno- blockbuster “San Giorgio uccide il drago”.

Dopo l’incontro andiamo in città dove ogni “luogo pubblico” trema letteralmente: dalla via al bar, fino all’hotel Prijedor dove fino alle 3 del mattino si sente la festa di matrimonio, con la sua musica triste e coinvolgente (con un po’ di nostalgia) che sarebbe sbagliato chiamare turbofolk perché avrebbe una connotazione razzista-culturale davvero disgustosa, come lo è il moralismo del “nostro ambiente” dove non esiste cittadino che non abbia scambiato 10 marchi in strada per sopravvivere. Si tratta di altro, come si è sentito durante il viaggio, nell’autobus e alle fermate, si tratta effettivamente di una categoria sonora e fisica. Come se, con la fine di quella fusione musicale, melodica e ritmica, tutto si potesse fermare, arrestare e smettere di “funzionare”. Il suono è una sorta di potenza vitale e, allo stesso tempo, una sorta di occultamento ed evocazione di un mistero, di un segreto. Segreto che è allo stesso tempo morte e vita, fosse comuni e marcia nuziale.

Certo, non è strano che dopo l’ “incontro ufficiale”, Goran Zorić, anche lui organizzatore dell’evento, Sudbin ed io, ci mettiamo a discutere di religione e Stati secolari, di chiese, moschee, grandi crocefissi al centro di qualcosa e niente (Prijedor e i dintorni, adesso popolati maggiormente da profughi serbi dalla Banija, dal Kordun e dalla Lika), di fabbriche di piccoli imprenditori (i grandi sono al potere) sopravvissuti dal primo al quarto volto di Omarska. Goran è radicale, come potrebbe non esserlo, ed ateo. Lo Stato secolare e le religioni tempo addietro hanno separato storicamente uno stesso popolo. Sudbin dice che bisogna rispettare la fede, il bisogno di avere fede, di qualsiasi tipo, come risposta ai segreti irrisolti così come la costante presenza di musica. Entrambi critici nei confronti della “propria” parte, sono raramente responsabili [di organismi], nuove ed unificanti “rose nere”.

Non sapevo che a Prijedor fino ad ora il testo “Il Kapò di Omarska” non fosse conosciuto. Sudbin insiste che è importante parlare con chi non vuole e non riesce ad ascoltare, e non tanto con quelli che sanno.

Segreto e paura. Paura degli Stati, soprattutto di quelli nuovi (“puliti”). È domenica, molti ritornano da dove sono venuti, tornano da coloro che sono rimasti “sul territorio” o “nella regione”. Il viaggio è “solo così”, e in nessun altro modo. Si sta fermi e si aspetta, fino e da Banja Luka. E poi il confine con la Croazia. Tre ore e dieci minuti. Tutti nel pullman, non si può uscire fuori, e aspetti.

Tutti attendono e non domandano. “Oso” chiedere all’autista di aprire la porta e farmi uscire. “Si fermi subito lì fuori.” Fumo e butto il mozzicone. Mi si avvicina un uomo in uniforme che “fa solo il suo lavoro” e mi chiede di raccogliere il mozzicone. Lo faccio, non è giusto. Poi domando: “Perché aspettiamo così tanto?” “Chiedilo a quelli avanti”. Torno sull’autobus. Squilla il cellulare, dico: “Sono sul confine tra Bosnia e Croazia.”
La Signora accanto a me dice al cellulare: “Sul confine con la Republika Srpska.” Lo dice anche un’altra signora. Visto che il carcere sul pullman dura a lungo, mi chiedo a voce alta cosa bisogna fare. “Non domandatevelo, sono inarrestabili.” “Colui che si prega, non deve essere sgridato”.

Mi arriva un sms: “Anch’io glielo dissi, abbiamo parlato di Danilo (Kiš) e Mira (Trailović), Nusić, Snježana Banović, Frljić (ragazzo di cui si ha paura), Camus e Brecht, e poi ancora, La tomba di Boris a Prijedor, Krleža a Belgrado col cappello, San Giorgio che rimarrà a soffocare il drago – minerali di ferro sulle ossa ad Omarska, grazie mille, Darko Cvjetić.”

Controllo dei passaporti, scendi giù, piove, mettiti vicino al muro. Aspetta che prima passi il pullman, quando avanza possiamo passare anche noi persone. Segreti e paura. Vissuti, sedimentati, accantonati. Infine passiamo anche noi, le persone.

Trad. di Emina Ristović

Articolo originale: http://www.danas.rs/dodaci/vikend/crne_ruze.26.html?news_id=256621

Tags: dialogo, memoria, prijedor
Condividi questo articolo
  • Condividi su Facebook
  • Condividi su Twitter
  • Condividi su Linkedin
  • Condividi attraverso Mail
https://www.trentinobalcani.eu/wp-content/uploads/2013/05/3102138010_3eef476b1c_z.jpg 375 500 admin https://www.trentinobalcani.eu/wp-content/uploads/2016/05/cropped-logo-atb-onlus.png admin2013-05-27 13:23:012017-06-15 12:59:56LE ROSE NERE di BORKA PAVICEVIC
Potrebbero interessarti
BalcAnimazioni 2017: Prizren
BALCANIMAZIONI 2017 - IL RACCONTO DELLA SETTIMANA
LKLT E LILT SI INCONTRANO A PRISTINA
BalcAnimazioni 2017: Mattina a scuola
LICEO DA VINCI: CONTINUA IL PERCORSO DI AVVICINAMENTO ALL'ALBANIA
CREA(C)TIVE CITIZENSHIP. YOUTH CAN DO IT!

Ultime news

Settembre 30, 2020/da admin

ONLINE IL REPORT ATTIVITÀ 2019 DI ATB

Aprile 8, 2020/da admin

SMART WORKING PER FORESTE INTELLIGENTI

Aprile 6, 2020/da admin

GESTIONE SOSTENIBILE DELLE AREE PROTETTE TRENTINO-ALBANIA

Marzo 24, 2020/da admin

ACTIVITY REPORT 2019 – LDACSS

Marzo 20, 2020/da admin

SPECIALE CORONAVIRUS DI OBCT

Parliamo di...

Tag Cloud

animazione giovanilebalcanicittadinanza europeacooperazione allo sviluppodialogodiritti umanigiovaniinclusione socialeKosovosviluppo localetrentinoTrento

ASSOCIAZIONE TRENTINO CON I BALCANI-ATB ONLUS

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER


88x31

ATB Onlus – Trento
Vicolo dei Dall’Armi, 5
38122 Trento, Italia
+39 0461260397
info@trentinobalcani.eu
direzione@pec.trentinobalcani.eu

ATB Kosovo – Pejë/Peć
Shtëpia e Kulturës, Rr. Enver Hadri, Peja, Kosovo
+383 39434174
desk.kosovo@trentinobalcani.eu

ATB Kosovo – Prishtinë/Priština
c/o Ambasciata d’Italia
Pristina, Kosovo
+383 38609551
desk.kosovo@trentinobalcani.eu

ATB Serbia – Kragujevac
Svetozara Markovica 68,
Kragujevac, Srbija
+381 603763850
serbia@trentinobalcani.eu

AMPLIAMENTO DELLA RETE PER PROMUOVERE INSIEME LE PARI OPPORTUNITA’ MONTENEGRO, PLUZINE: SUMMER SCHOOL TURISMO AMBIENTALE

Facebook

YouTube

Scorrere verso l’alto