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(Come accompagnare due classi del liceo in Bosnia-Erzegovina e allo stesso tempo anche te stessa)

Anche quest’anno ATB Onlus ha accompagnato due classi del Liceo Da Vinci di Trento in viaggio alla scoperta della Bosnia-Erzegovina. Prima tappa Mostar per poi proseguire verso Sarajevo. Una giornata dedicata a Srebrenica e poi nuovamente nella capitale bosniaca.

Irene Pizzocri, servizio civilista presso ATB e organizzatrice del viaggio, racconta le impressioni post viaggio.

Settimane passate a pianificare il viaggio di istruzione della IVG e IVL del Liceo Da Vinci in Bosnia-Erzegovina e finalmente è giunto il momento di partire.

Dopo numerose letture, video e film sono entusiasta di visitare, per la prima volta, Sarajevo e la Bosnia-Erzegovina. Devo ammettere però di essere anche preoccupata, un conto è organizzare un viaggio dal proprio ufficio, un altro è gestirlo direttamente lì. E poi, gli incontri piaceranno ai ragazzi? Si comporteranno bene? Etc.

Ho pensato di raccontarvi a tappe le mie impressioni di accompagnatrice attraverso le tappe del viaggio, che per fortuna è andato benissimo dato che sono qui a raccontarlo!

1° giorno:

4 aprile – Mostar

I giovani volontari dell’Agenzia della Democrazia Locale di Mostar ci hanno guidato in giro per la città grazie alla loro attività “Monuments in motion”. Innanzitutto mi è piaciuto molto visitare una parte di Mostar fuori dai circuiti turistici, sono quelle occasioni che capitano di rado e che a parer mio arricchiscono di più.

Dopodiché rimane demoralizzante vedere come luoghi di interesse storico vengano abbandonati dalla politica locale per la mancanza di volontà e coraggio nell’iniziare un percorso di ricostruzione condivisa della storia passata. Ma ad essere onesti, chi lo ha mai fatto?

Il centro storico è un gioiello raro, l’unico rimpianto è stata l’assenza di bel tempo per apprezzare fino in fondo i colori della Neretva; ma posso sempre usarla come scusa per ritornare.

Il rito del caffè turco, e il suo assaggio, è stata una piacevole sosta per concludere la giornata e la migliore introduzione all’abbondante mondo delle prelibatezze culinarie bosniache.

2° giorno:

5 aprile – Sarajevo

Devo ammettere che non pretendo di essere completamente compresa quando esprimo la mia felicità nell’incontrare il Generale Jovan Divjak e fargli autografare il suo libro, che sto leggendo.

L’incontro ha superato le mie aspettative e mi ha fatto molto piacere vedere interesse anche da parte dei ragazzi.

Il valore aggiunto di incontrare Divjak, secondo me, risiede nel suo modo ironico di raccontare alcuni episodi della guerra, molto efficace nel fare passare alcuni concetti a volte pesanti; oltre che nell’ascoltare un uomo che ha avuto il coraggio di criticare le violazioni dei diritti umani anche all’interno del proprio esercito, evitando così ogni possibile generalizzazione sul conflitto.

Anche il Tunel Spasa fa il suo effetto, forse troppo breve la visita per poterla comprendere completamente, ma comunque rimane la prima casa crivellata dai colpi di proiettile e la prima rosa di Sarajevo che ci accolgono dal nostro arrivo a Sarajevo.

3° giorno:

6 aprile – Srebrenica

Ero molto preoccupata al pensiero di questa giornata, non avevo idea di come avrei affrontato la visita al Memoriale in quanto non mi sono mai trovata in una situazione simile.

Invece, con mio grande stupore, se dovessi descrivere il mio stato d’animo al rientro a Sarajevo userei il termine “fiduciosa” e anche ragazzi e professori mi sono apparsi con uno spirito simile.

Ovviamente il primo impatto con il Memoriale è stato abbastanza traumatico, un cimitero di lapidi che non riescono a rientrare in un unico campo visivo, nemmeno dal punto più alto della collina.

Personalmente mi ha fatto più impressione l’ex fabbrica davanti al Memoriale, dal momento che lì sono stati portati e uccisi gli uomini di Srebrenica.

I motivi che mi hanno portato a sentirmi positiva sono stati i seguenti eventi: innanzitutto, il pranzo con le Madri di Srebrenica, un gruppo di donne che ha perso i propri cari nella strage ma che continua ad avere speranza nei giovani, ad accoglierli nella propria casa e a servire pranzi abbondanti, da scaldarti il cuore. (Consiglio: prendete la marmellata fatta in casa da loro, buonissima!)

Dopodiché abbiamo incontrato Djile, guida turistica di Srebrenica e la cui storia è qualcosa di sconvolgente. Scappato nei boschi all’arrivo dell’esercito serbo, è sopravvissuto per mesi vivendo alla giornata; finita la guerra si sposa e si trasferisce in Svizzera dove inizia una nuova vita felice. Ma la voglia di tornare a Srebrenica prevale e oggi cerca quotidianamente di riportarla al suo antico splendore. Infine, ma non meno importante, il racconto di Faris, il nostro preziosissimo traduttore e guida, che ha saputo descrivere l’assedio di Sarajevo e la vita dei suoi abitanti attraverso gli occhi del bambino che quei momenti li ha vissuti.

Insomma, vedere il coraggio di coloro che hanno vissuto la guerra, sono sopravvissuti e hanno volontariamente deciso di rimanere non può che riempirti di forza e di ammirazione. Credo che sia una delle scelte più difficili da compiere, e spero che anche i ragazzi abbiano preso ispirazione per provare ad essere, anche per un minimo, coraggiosi nelle loro scelte quotidiane.

4° giorno:

7 aprile – Sarajevo

I ragazzi dell’Associazione Youth for Peace ci hanno portato a visitare i diversi luoghi di culto delle religioni ufficiali della Bosnia-Erzegovina. Ed in effetti, una delle cose che più ho apprezzato è la presenza in tutta la città di un’alternanza di minareti, campanili e cattedrali (anche se a volte dettate purtroppo più dal prevaricare sull’altro che dal rispetto reciproco).

Nel pomeriggio, mentre i ragazzi svolgevano l’attività “Scoprendo Sarajevo”, ne ho approfittato per fare (molto più liberamente) la stessa cosa con l’aiuto della mia accompagnatrice Serena.

Sarajevo è davvero un incontro tra le culture, dalla Biblioteca alla Baščaršija fino ad arrivare alla piazza con la scacchiera. Varrebbe la pena anche solo rivivere la storia di Sarajevo percorrendo i suoi ponti sulla Milijacka, ma vi assicuro che un giro anche all’interno ha tutta la sua bellezza.

Sono consapevole che purtroppo si tratta più di un’eccezione che di una regola e che in molte parti della Bosnia-Erzegovina sia ancora presente una forte divisione territoriale tra le diverse culture. Ma incontrare così tante persone che non si danno per vinte e che lavorano quotidianamente per migliorare il dialogo è molto incoraggiante.

Potrei parlarvi per ore anche delle mie impressioni su Sarajevo e soprattutto sul cibo, ma vi lascio il piacere della scoperta!

Per concludere vorrei ringraziare ATB per avermi fatto questo enorme regalo, di aver visto la Bosnia-Erzegovina con occhi diversi da quelli del turista, e Serena per avermi accompagnato e s(u)opportato in questo viaggio.

Tutti i ragazzi e professori della IVG e IVL del Liceo Da Vinci. Perché io ero già innamorata della Bosnia prima ancora di partire, ma vedere la vostra soddisfazione è stato gratificante.

Hvala!